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LE PRINZIVALLATE. Sette gare per non sbagliare ancora. Poi si vedrà

Il Messina in terra molisana ha raccolto l’ennesima sconfitta, frutto di lacune tecniche, tattiche e caratteriali. Caratteristiche negative che si erano riscontrate in gran parte di un campionato reinventato totalmente bruciando le solide basi poste nell’anno trionfale precedente.

Dal cilindro è fuoriuscita una squadra priva di elementi cardine, in grado di guidare il vascello fuori dalle giornate di tempesta.

Il mercato di riparazione ha apportato alcune modifiche che hanno consentito alla compagine peloritana di recuperare parte del terreno perduto. Piovaccari, Rizzo e Statella hanno portato esperienza e sostanza e i giovani Trasciani e Angileri se impiegati nei ruoli di competenza hanno dimostrato di poter essere utili.

Ai piedi della primavera, nuova inversione di tendenza, scelte cervellotiche dello staff tecnico associate ai soliti errori sul rettangolo verde, accompagnati da defezioni di vario genere e natura hanno fatto ripiombare la squadra da dove era partita (andrebbe, comunque, analizzata l’evidenza dei tanti positivi al Covid di quest’anno rispetto alla totale assenza di contagiati dello scorso anno).

La compagine di mister Raciti nelle ultime sconfitte,  ha mantenuto a lungo il possesso della sfera, senza mai affondare i colpi, sprovvista di una pedina in grado di fornire un assist filtrante per le punte. Cross quasi inesistenti sulle corsie esterne con Fazzi e Trasciani che nella gara contro il Campobasso non sono mai arrivati vicino alla bandierina del corner. Incredibile. Un attaccante, Balde, quasi sempre fuori dal contesto di gioco. Un centrocampo basato su passaggetti di pochi metri, per lo più errati e una difesa non in grado di attuare la trappola dell’off-side e con un portiere capace di interventi strepitosi e di papere colossali. Da considerare anche le pause di concentrazione e la scarsa capacità di reagire alle situazioni sfavorevoli.

Alla tattica e ai moduli, spesso preferiti ai calciatori in rosa e all’errata lettura dei giocatori cardine della compagine biancoscudata, va opposta la ricerca di un undici in grado di lottare su ogni pallone per poter poi ringraziare i tifosi encomiabili presenti sugli spalti.

E quindi? Bisogna cercare di recuperare i pochi calciatori di categoria per sette sfide che decideranno le sorti di società e squadra, augurandosi in caso di permanenza in serie C, di non incorrere nei soliti errori ormai di casa ogni anno alla base del “Franco Scoglio” e dei vari campi di gara.

Facile a dirsi, ma quasi impossibile da attuare in terra messinese.