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STORIE ~ La favola di Junior Messias: dalla fame alla… fama! Ora è del Milan

Walter Junior Messias, 30 anni, è ufficialmente un nuovo calciatore del Milan. Viene da Crotone ma il suo viaggio parte da molto lontano e assume i connotati delle favole

LA GIOVANE ETÀ: Eccoci qua. Ci troviamo a Belo Horizonte, una povera cittadina brasiliana come tante altre; ma oggi, 13 maggio 1991, è un giorno speciale per la famiglia Messias. Nasce il piccolo Walter Junior, al quale, come tutti i verdeoro che si rispettino, scorre il Fútbol nel sangue. Non esiste alcun brasiliano che non ami prendere a calci una sfera e che non sogni, sin dall’infanzia, di giocare in uno stadio colmo di tifosi. E il talento classe ’91 sembra essere destinato a brillare sin dagli esordi. A diciassette anni gioca tra le fila del Cruzeiro, squadra in cui ha militato, su tutti, un certo Ronaldo. Qui cresce e si ambienta nel mondo che diverrà suo, anche se dovrà affrontare una miriade di ostacoli nel suo percorso. Tra questi, la sua passione per le feste. In un’intervista rilasciata a Cronache di Spogliatoio, Messias racconta l’esperienza che gli ha cambiato per sempre la vita. Si trova al matrimonio del fratello e, come troppo spesso accade, alza eccessivamente il gomito. Tornando a casa, decide di mettersi alla guida e schiaccia l’acceleratore senza cognizione di causa, finché chiude un momento gli occhi e si risveglia in un campo di fango, salvato da Dio. “E lì, in quella notte fra le campagne brasiliane mentre stavo perdendo me stesso, ho conosciuto per davvero il Signore. Sono credente, nel modo più vero che esista. Tutto quello che faccio ha un senso e lui mi ha protetto con le sue mani. Per anni prendevo la moto, uscivo, bevevo, e mi perdevo. E ancora Dio a prendersi cura di me”. Così racconta il fuoriclasse brasiliano. Dopodiché, a soli vent’anni, la scelta che darà la svolta cruciale alla sua carriera: il trasferimento in Italia.

I PRIMI ANNI NEL BELPAESE: Mico, come lo chiamano scherzosamente gli amici, sbarca a Torino, nel quartiere “Barriera di Milano”, invitato dal fratello. Qui, entra nel Balon Mundial, ovvero una manifestazione in cui partecipano ragazzi come lui, rifugiati politici e giovani senza permessi di soggiorno che vedono nel Belpaese la speranza di un futuro degno di essere vissuto. Emerge immediatamente tra gli amatori per il suo talento innato, tanto da venir notato da un gruppo di peruviani, i quali gli offrono una collocazione nella loro squadra, lo Sport Wariqe, e un posto di lavoro. Si tratta di fare il fattorino a tempo pieno, trasportando per diverse ore al giorno frigoriferi e lavandini. Un’offerta non di certo irrinunciabile, direte Voi. Ma c’è ben altro. Innanzitutto, un impegno più onesto del precedente, che consisteva nel tirare a lucido i mattoni. In più, grazie a tale occupazione, Junior Messias può munirsi di documenti e, di conseguenza, giocare nel campionato UISP. Ma il giovane brasiliano ha una moglie e un figlio da mantenere, seppur distanti da lui, e di conseguenza ha l’obbligo morale di mettere il calcio al secondo posto, privilegiando l’attività lavorativa. Così, nemmeno lui crede più nel suo sogno d’infanzia e, giorno dopo giorno, cede all’idea di dover tralasciare la sua più grande passione. “Il calcio era solo una passione da coniugare nel tempo libero con il lavoro”, racconta. A sentire ora queste parole, viene quasi da ridere. Ma la cosa più divertente, è che abbia davvero pensato di farla finita con il Fútbol. Talvolta, però, è quando tutto sembra ormai giunto al termine che arrivano le sorprese inaspettate. E così è successo. Perché, nel momento cruciale della sua vita, Ezio Rossi, allenatore che lo aveva notato nel lontano 2013 al campo Cit Turin mentre faceva impazzire le difese avversarie, lo contatta telefonicamente e gli propone qualche allenamento di prova al suo Casale. Una manciata di giorni, niente di più: è ciò che basta alla società per mettere sul tavolo un contratto da 1500 euro al mese per lui, garantendogli la possibilità di focalizzarsi unicamente sul pallone. Entrambe le parti, a stagione terminata, saranno pienamente soddisfatte. Messias totalizza la bellezza di 21 goal in sole 32 gare in Eccellenza, segnando in qualsiasi modo immaginabile e trascinando il suo club alla vittoria del campionato. Ora, il brasiliano ricomincia a crederci. Decide immediatamente di cambiare società e sbarca in Serie D, al Chieri, deludendo però, anche se solo momentaneamente, il suo mentore, che commenta così la vicenda: “Alcuni agenti gli avevano fatto delle promesse, poi risultate fasulle. Se fosse rimasto con noi, avremmo vinto anche la D. Al momento ci rimasi male, perché lo avevo preso dalla strada e non mi aspettavo che se ne andasse senza avermi prima consultato. Ma col tempo ci siamo chiariti: è un ragazzo talmente buono e onesto. Ha una spiritualità fortissima: alza le braccia al cielo quando segna per ringraziare Gesù. Ricordo che era anche diacono”. Insomma, pare che Mico sia, oltre che un calciatore dotato di caratteristiche tecniche fuori dalla norma, anche un uomo davvero straordinario, garbato e onesto. Sicuramente le sue povere origini sono state determinanti nel formare il carattere di un ragazzo partito da zero e costruitosi da solo, senza alcun tipo di favoritismo esterno, anzi. Ma torniamo alla sua carriera. Perché il bello deve ancora arrivare, nonostante il nostro viaggio sia quasi giunto al capolinea. Dov’eravamo rimasti? Sì giusto, al Chieri. Stagione 2016/17. Altra annata da protagonista per lui con ben quattordici reti siglate, sebbene ciò non basti alla sua nuova squadra per raggiungere i playoff. Teletrasportiamoci allora all’estate del 2017. La Pro Vercelli entra in contratto con lui e il suo sogno sembra ormai destinato ad avverarsi: Messias è pronto a giocare con i grandi del calcio italiano. Ma pensate davvero che le sue peripezie siano terminate qua? Assolutamente no, perché il brasiliano non è provvisto di passaporto comunitario che gli permetta il tesseramento in un club professionistico. Il contraccolpo psicologico, questa volta, sembra davvero averlo messo al tappeto. L’ennesimo sgambetto di una vita ricca di avversità. Ma i fenomeni, quando cadono, sanno come rialzarsi. E Walter Junior fa parte di questa nobile categoria. Dunque, rieccolo ad allacciarsi gli scarpini per il Gozzano, squadra che crede più che mai in lui. Così, nel dicembre dello stesso anno, Messias accetta la proposta di trasferimento e, a suon di goal e giocate funamboliche, assicura la vittoria dei playoff alla sua compagine. Ad aspettarlo ci sono due anni davvero prolifici, tanto da attirare l’attenzione di un agente, Marcello Bonetto. Quest’ultimo vede in lui fin da subito un vero talento e decide di seguirlo in tutte le sue magnifiche avventure.

IL CORONAMENTO DI UN SOGNO: Ed eccoci qui, cari lettori. Finalmente siamo giunti ai giorni nostri. Spero abbiate conservato le ultime scorte di acqua e cibo, perché manca ancora qualche forte emozione da vivere appieno. Bando alle ciance, catapultiamoci nel 2019. Junior Messias ha ormai compiuto ventott’anni, ma la sua carriera è ancora tutta da scrivere. Con il Gozzano, come detto in precedenza, sboccia definitivamente un nuovo fiore. Una rosa, oserei dire. Elegante, delicata e prestigiosa, ma che all’occorrenza sa essere aggressiva. Proprio come il nostro Mico. Il Crotone lo sa bene e si avventa su di lui, tesserandolo prima che le concorrenti potessero compiacerlo. Tra le fila dei pitagorici, il brasiliano dimostra ancora una volta tutta la sua classe, guidando i propri compagni fino alla promozione in Serie A. Finalmente, affrontiamo la parte più suggestiva della narrazione. Abbiamo rivissuto i momenti critici della sua vita, tormentata da amare insoddisfazioni; ma quando tutto sembra perduto, quest’ultima è sempre pronta a regalargli gioiose sorprese. Non c’è da rimanere stupiti, quindi, se alla fine il ragazzo di Belo Horizonte riesce a raggiungere tutti gli obiettivi che si prefissò da bambino. Proprio così, perché nel 2020, dopo una miriade di sofferenze, con ancora il peso degli elettrodomestici sulle spalle, con quell’umiltà di cui solo i più forti sono dotati, con quello spirito di sacrificio che gli ha permesso di superare qualsiasi avversità gli si parasse di fronte, Walter Junior Messias raggiunge la massima serie italiana. Ma nemmeno in quest’occasione la sorte lo premia. I primi mesi non sono affatto facili: l’ambientazione in Serie A è lenta e complicata e il quasi trentenne comincia a soffrire di attacchi d’ansia. Einstein direbbe: “C’è una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la volontà.” Contestualizzando tale citazione, è chiaro che esista, per il brasiliano, una qualche fonte di potenza che non sia data dalla qualità tecnica, dalle capacità fisiche o dall’animo guerriero: Dio. Sarà il giocatore stesso ad affermarlo: “Volevo lasciare il calcio per predicare la parola di Dio. Ma lui mi ha dato un segnale. Quello che aspettavo. Eccomi qui”. Quel segnale a cui fa riferimento, è la sua prima rete nel campionato italiano, siglata lo scorso 25 ottobre contro il Cagliari. Ma non solo. Similmente a ogni anno passato, il mese di dicembre lo consacra come uno tra i migliori giocatori. D’altronde, a Crotone lo definiscono “il Messia” e la sua storia d’amore con questo periodo antecedente al Natale è davvero unica e simbolica. La sua fede smisurata gli ha permesso di raggiungere traguardi inaspettati e, apparentemente, impossibili. Nel giro di dieci giorni, il pitagorico mette a segno quattro reti decisive per la salvezza contro Spezia e Parma. Dopodiché, una serie di prestazioni brillanti lo portano ad essere considerato un top player. I suoi punti di forza sono indubbiamente la rapidità e la visione di gioco, uniti a una tecnica sopraffina e a un mancino velato che regala spettacolo ogniqualvolta il centrocampista entri in azione. Inoltre, è connotato da una grandissima duttilità tattica, la quale lo ha reso protagonista in diverse zone del campo, dal ruolo di mezzala a quello di seconda punta. Ad oggi, il brasiliano è fermo a quota otto goal, ma ovviamente l’obiettivo è duplice e, presumibilmente, collegato: doppia cifra e salvezza, seppur oramai quasi irraggiungibile, anche se non impossibile. Perché di impossibile, come ci ha insegnato lui, non c’è nulla. In caso di mancata permanenza nella massima competizione, molteplici società lo hanno già messo nel mirino e sono pronte a farsi guerra per acquistarlo. Ciò è dato dall’enorme potenzialità che si cela dietro al trentunenne brasiliano. 174 centimetri e 70 chili di puro talento cristallino. Esploso tardi, per cause di forza maggiore. Ma l’impressione è quella che la crisalide sia ancora intrappolata nel bozzolo e che magari, in futuro, un grande club punti sulla sua classe per migliorare la sua rosa, rendendolo ancor più efficacie sottoporta, unica pecca che gli si può trovare, come ha sempre sostenuto il suo agente. Non è mai troppo tardi per crescere. Chiedete a Vardy, la cui storia può sembrare simile, escludendo i dettagli. Purtroppo, però, la mia macchina del tempo si ferma al presente e non può varcare la soglia dell’avvenire. Dunque, è ora che smontiate da essa. Non dimenticate gli zaini, mi raccomando. Spero che il nostro viaggio sia risultato meno tortuoso rispetto al percorso del talento allenato da Cosmi.

Terminata la nostra esperienza spazio-temporale, è giunta l’ora delle conclusioni. Favole così vanno raccontate ai bambini, agli adulti e a tutti coloro che sono in procinto di arrendersi. La storia di Messias dev’essere d’esempio per ciascheduno. Come tutti noi, è stato spesso sull’orlo del baratro, ma quando si è sbilanciato verso il precipizio, una forza maggiore l’ha sempre spinto a proseguire. “Devi provare, fare sacrifici e lavorare”, dice oggi a noi. Frasi di circostanza, Vi verrà da pensare. Ma se così fosse, vorrebbe dire che non siete stati sufficientemente attenti al suo tortuoso percorso, che di circostanziale non ha proprio nulla. Dovremmo essere anche noi un po’ più Messias, propensi a dar tutto ciò che abbiamo per quello che sogniamo, ma senza mai mancare di rispetto al prossimo, predicando l’onestà e l’umiltà. Perchè la virtù è ricompensa di se stessa. A chiunque sarà capitato di cadere. Chiunque, inizialmente, avrà pensato alla resa. Pochi saranno riusciti ad uscirne migliori. Tra loro, il nostro Mico. Ci ha fatto innamorare di lui sul campo, con il pallone tra i piedi. Il rettangolo verde è il suo habitat naturale. Ma ora che conosciamo la sua storia, ci siamo innamorati anche della sua persona. In sette anni è riuscito a fuggire dalla povertà. Si è caricato famiglia, elettrodomestici e squadre sulle spalle, portandoli sempre a destinazione. Ad oggi, Junior Walter non deve più temere gli squali da cui lo aveva messo in guardia Ezio Rossi, perché sono il simbolo che porta sulla maglia. Sui televisori che una volta consegnava, ora c’è la sua immagine che incanta milioni di tifosi. Gli occhi e le braccia sono sempre rivolti verso il cielo, verso Dio, verso ciò che di stupendo lo aspetta. Tutto meritato, Mico. Prenditi quel che ti spetta.E Il Milan è la nuova casa

@Riccardo lrrera