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Fabio Pecchia, dalla Juve al Napoli, dal Torino al Bologna e la Samp, adesso tecnico della Cremonese

SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Fabio Pecchia, tecnico della Cremonese. Dopo aver salvato la squadra dalla retrocessione nella scorsa stagione, mister Pecchia ha iniziato la nuova avventura grigiorossa allestendo, insieme alla società, una squadra di tutto rispetto che può puntare davvero in alto. Tra esperienze nazionali ed internazionali, il tecnico pontino è uno dei migliori allenatori in circolazione per competenze e professionalità e la squadra lombarda ha deciso di blindarlo per costruire qualcosa di importante.

Mister, quando a 12 anni lasciasti Lenola, avresti mai immaginato di realizzare ogni tuo sogno calcistico?
Non lo immaginavo, allora potevo solo sognare di fare ciò che ho fatto. Mi ritengo una persona fortunata in quanto ho realizzato quel sogno.

Anche da allenatore stai dimostrando tutte le tue qualità e la tua professionalità. L’impressione è quella che Mister Pecchia debba dare ancora il meglio di sè. Sei d’accordo?
Staremo a vedere cosa succederà. Intanto, voglio sottolineare il fatto che l’ambiente della Cremonese mi ha accolto fin dal primo giorno, infondendomi tanta fiducia. Quando sono arrivato, lo scorso anno, da subito ho avvertito un clima familiare, e per questo farò di tutto per ripagare questa fiducia anche nella nuova stagione.

Da calciatore hai giocato con i più grandi campioni dell’epoca, come Zidane, Del Piero, Davids e Deschamps, tanto per citarne alcuni. Il calcio di allora sfigurerebbe con quello attuale? Oppure sarebbe un bel duello da “Cavalleria Rusticana”?
Questi 4 calciatori farebbero la differenza anche oggi, ne sono assolutamente sicuro, perché il mio calcio non è roba di 50 anni fa.

Come sono cambiate le metodologie d’allenamento e integrazione rispetto ai tuoi tempi?
Le metodologie sono cambiate moltissimo perché adesso c’è più attenzione dal punto di vista della gestione dei carichi, dell’alimentazione e degli allenamenti. Anche i ritmi delle gare sono diversi, forse perché sono migliorati gli atleti stessi e non solo le metodologie.

Ovunque tu abbia allenato si è sempre avuta la sensazione che ti davano poco tempo per costruire qualcosa d’importante, cosa che non accade certo a Cremona, dove, al contrario, puntano molto su di te, e fanno bene. Insomma, tu costruivi le fondamenta e poi erano altri a raccogliere i frutti del tuo lavoro. Può esserci qualche fondamento in questa analisi?
No, non credo. Dove sono stato ho solo cercato di portare il mio metodo e di costruire qualcosa. Tante volte ci sono riuscito, mentre in altre ho incontrato più difficoltà. Resta il fatto che sia in Italia sia in Giappone ho cercato di portare il mio modo di essere all’interno di club che mi hanno messo a disposizione strutture e risorse umane per poter lavorare. E’ chiaro che per raccogliere frutti ci vuole del tempo e può capitare a volte che il lavoro realmente svolto non dia i giusti risultati.

Se le qualità della tua squadra sono quelle viste in Coppa Italia contro il Torino, penso che i tifosi e la dirigenza possano dormire sonni tranquilli. La squadra è un mix di giovani ed esperti che hai saputo amalgamare alla perfezione. Quanto c’è del Pecchia internazionale nella tua formazione?
A Torino abbiamo disputato una grande prestazione. La Cremonese deve essere quella vista in Piemonte, al di là della competizione e dell’avversario. Stiamo costruendo una nostra identità già dalla stagione passata e l’obiettivo è quello di continuare a costruire questa personalità per renderla sempre più funzionale attraverso prestazioni di altissimo livello. In rosa ci sono giovani validi e molto interessanti e quelli meno giovani, direi gli “anziani del mestiere”, che sono indispensabili per costruire un mix perfetto. Per quanto riguarda le mie esperienze internazionali, mi porto dietro tante belle cose tra loro diverse. Tra queste, il modo di approcciarsi al calcio, che spesso è completamente diverso da quello che siamo abituati a vedere in Italia. Un posto particolare lo conserva il metodo di lavoro che negli anni ho costruito insieme a Rafa Benitez, a cui ho rubato molto delle sue idee.

Dei calciatori attuali, chi sono secondo te le stelle emergenti? Oltre a Carnesecchi che difende la porta con la sicurezza di un veterano, chi ti sta impressionando?
Non parlo dei singoli, sottolineo solo che abbiamo giovani interessanti che mi auguro possano fare bene, soprattutto quest’anno, dando un grande contributo alla Cremonese. Si parla molto di Carnesecchi, ma vi assicuro che ci sono tanti altri giovani altrettanto validi.

Cosa pensi dell’Italia di Mancini?
Mancini ha fatto qualcosa di straordinario che è sotto l’occhio di tutti. Credo sia anche grazie al suo lavoro se l’Italia oggi è vista in modo diverso all’estero.

Dal momento che sei stato uno dei giocatori che è riuscito a laurearsi, vorresti lanciare un messaggio ai giovani calciatori che, oltre a saper giocare ed allenarsi con serietà e spirito di sacrificio, devono tenere anche un buon ritmo negli studi?
Portare avanti nel tempo la carriera calcistica e quella universitaria ha richiesto, da parte mia, grande sacrificio, impegno e volontà. Spero, nel mio piccolo, che questo percorso possa essere d’esempio per tanti giovani che vogliono portare a compimento percorsi diversi, ma che sono assolutamente complementari e fattibili, perché una strada non esclude l’altra. Ho notato che l’approccio al campo e al lavoro calcistico dei giovani atleti, che stanno portando avanti la carriera universitaria, è diverso, più aperto e per certi versi più fertile; in altre parole, è un vantaggio per ogni tecnico avere in squadra ragazzi impegnati nello studio.

INTERVISTA COMPLETA E FONTE:https://news.superscommesse.it/interviste-personaggi-famosi/2021/09/fabio-pecchia-alla-conquista-della-serie-a-il-tecnico-della-cremonese-e-una-garanzia-per-il-calcio-italiano-458280/amp/