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Fabio Calcaterra in esclusiva a SuperNews: “Non mi stupirebbe il Benevento tra le prime 8 della Serie A.

La redazione di SuperNews ha avuto il piacere di intervistare Fabio Calcaterra, ex difensore di Inter, Siena, Lazio, Cesena e di altri club di Serie B e Lega Pro. Dirigente sportivo e anche ex allenatore, il nostro intervistato ha ripercorso insieme a noi il periodo delle giovanili trascorse nell’ambiente nerazzurro, del prestito alla Lazio nella stagione 1985-1986 e dell’esperienza con la maglia del Cesena, squadra con la quale ha collezionato più di 180 presenze. Calcaterra ha inoltre risposto ad alcune domande relative all’attuale Serie A, parlandoci della solida realtà della neopromossa Benevento.

Fabio Calcaterra con la maglia dell’Inter

Quando e come sei arrivato ad indossare la maglia dell’Inter?
Sono andato all’Inter all’età di 12 anni. Ho trascorso sette anni nel settore giovanile nerazzurro. Poi, uscito dalla primavera, sono andato a giocare in Serie C2, dove ho avuto un ottimo rendimento. Successivamente, dopo una buona esperienza in Serie C, mi ha comprato la Lazio. In Serie B ho disputato un buon campionato. Quando feci ritorno all’Inter, l’anno successivo all’arrivo di Trapattoni c’erano Bergomi e Ferri come giocatori titolari, ma i nerazzurri avevano bisogno di un profilo difensivo non ingombrante e affidabile, così hanno deciso di prendere me.

Nel 1985 vieni ceduto in prestito alla Lazio. Che tipo di esperienza hai vissuto in biancoceleste?
E’ stata un’esperienza incredibile. Arrivavo dal Siena in un grandissimo club come quello biancoceleste, all’epoca guidato da Gigi Simoni, una persona meravigliosa. Mi ritrovavo in una squadra di giocatori già affermati, con grande esperienza. Nonostante questo, Simoni si dimostrò un allenatore meritocratico: per le sue scelte teneva in considerazione il rendimento dei calciatori, nessun’altra cosa. Ricordo che, dopo la prima partita di Coppa Italia, decise di schierarmi come titolare fisso.

Con il Cesena hai collezionato il numero più alto di presenze, circa 180 tra le annate 1988-1991 e 1993-1995. Qual è la cosa che ti è rimasta più a cuore dell’esperienza in questo club?
Più di ogni altra cosa, la gente. Ho trascorso cinque anni in Romagna, sono stati degli anni incredibili. In quel periodo, ho giocato più di 180 partite, ovvero 34 partite su 34. Su 180 match, con la maglia del Cesena ne ho disputati 110 in Serie A. La cosa più bella di Cesena era l’ambiente, la sua gente. Vivevo in centro, e conducevo la carriera da giocatore come una persona normalissima. Non c’era il problema della notorietà. Riuscivi a vivere normalmente la città nonostante fossi un calciatore professionista. Oggi questo risulta un po’ più complicato.

Dal 2010 al 2013 sei stato vice allenatore del Benevento e allenatore della categoria “giovanissimi”. Che effetto fa vedere i giallorossi in Serie A? E’ una squadra abbastanza solida da riuscire a mantenere un buon rendimento per tutta la durata del campionato?
Il Benevento è una delle squadre più solide delle Serie A. Ha una proprietà straordinaria. Ho conosciuto il presidente Vigorito, con questo club ho allenato per un anno in prima squadra e per quattro sono stato responsabile del settore giovanile. E’ una realtà che conosco, una delle più forti della massima serie, per questo non mi stupirei di vedere, negli anni, i giallorossi tra le prime otto del campionato.

Qual è stata la tua parentesi calcistica più importante? E perché?
La cosa più importante sono stati i giocatori che ho scoperto e che oggi giocano in Serie A, B e Lega Pro. Per esempio, Benassi, attualmente calciatore del Verona, sono stato io a portarlo all’Inter. Anche Mandragora, centrocampista dell’Udinese, l’ho scoperto io. Così come ho scoperto Giuseppe Iglio, che oggi gioca nel Monaco, Morrone del Foggia, Corvo del Bologna e tanti altri ragazzi. Merito dello strepitoso settore giovanile realizzato a Benevento, della proprietà e dei professionisti che hanno lavorato con me. Io sono il portavoce di tutto questo, ma grande merito va anche a tutte le persone e agli staff che hanno collaborato insieme a me. Questa credo sia la cosa più bella che ho avuto dal “dopo calcio”.

Il Covid sta condizionando le nostre vite, in ogni ambito. Cosa ne pensi della scelta di far giocare finché si avranno undici giocatori da schierare in campo? Credi che il fatto di essere costretti a giocare con calciatori non necessariamente titolari falsi inevitabilmente il campionato?
Credo che ci si debba fidare dei professionisti del calcio e della medicina. Le decisioni, i protocolli in vigore, le regole stabilite saranno sicuramente state ponderate, valutando pro e contro di determinate misure e soluzioni. Se hanno deciso così, vuol dire che si trattava della cosa migliore da fare. Non dobbiamo sempre mettere in discussione tutto. I professionisti hanno scelto di seguire determinate regole e io mi fido di loro.

FONTE: https://news.superscommesse.it/interviste-personaggi-famosi/2020/10/fabio-calcaterra-in-esclusiva-su-supernews-non-mi-stupirebbe-il-benevento-tra-le-prime-8-della-serie-a-derby-di-milano-inter-favorita-404963/