Basket. La Fortitudo si racconta… col suo coach Dani Baldaro
Alla vigilia della trasferta di Marsala, dalla panchina della Fortitudo Messina abbiamo posto alcune domande a coach Dani Baldaro.
Cavalieri, Mento, Di Bella, Giovani e Squillaci inventano una società dal nulla e tu diventi coach, porti tanta esperienza, organizzazione e non solo. Dove volete arrivare e come ti sei fatto conoscere?
“L’idea di collaborare con la Fortitudo nasce da lontano, nasce dalla mia amicizia con Claudio Cavalieri cresciuta sui campi di serie A con la Pallacanestro Messina nel lontano 2001 dove Claudio è arrivato giovanissimo e dove io facevo l’assistente. Adesso ci siamo ritrovati dopo la conclusione della mia avventura gratificante e positiva con l’Orsa Barcellona dell’anno scorso e dopo aver portato, lui da allenatore, la Fortitudo in serie D. Io ho messo la mia esperienza nei campionati minori, perché no, visto che ho portato avanti tanti progetti in città e questo devo dire è un nuovo progetto fatto con tanti amici. Nel roster infatti ci sono giocatori che sono cresciuti con me; addirittura qualcuno è partito con me dal minibasket come Adorno e Bellomo. Cosa vogliamo fare ce lo dirà il tempo e ce lo diranno le risorse che riusciremo a trovare in questo momento. La squadra nasce con un gruppo di amici che ama fare basket e la domenica si ritrova a fare quello che è l’oggetto della propria passione. La nostra speranza è trovare degli aiuti per riuscire ad andare avanti e fare bene. In questo momento il nostro obiettivo è divertirci e divertire chi viene a vederci. La squadra è fatta da un gruppo di persone che si vogliono bene e si conoscono da tanto, una squadra a costo zero poiché tutti sono venuti da noi di loro spontanea volontà senza chiedere nulla. Infatti il nostro è un gruppo in cui si sta insieme solo per il piacere di giocare a basket”.
Ormai ci siamo immersi nella fase di ritorno del girone Nord del campionato di serie D dove siete “quasi” leader. Forse nessuno se lo aspettava, anche se capitan Cavalieri un po’ ci credeva; tu cosa ne pensi?
Dal segreto di aver costruito un gruppo coeso di gente che si rispetta e si conosce bene, nasce anche il risultato che stiamo ottenendo. Non eravamo la squadra favorita, non lo siamo neanche adesso. In questo campionato di serie D c’è più di una società che ha puntato ad investire prendendo degli stranieri per fare il salto di qualità. I nostri “stranieri” sono Roberto Bellomo che viene da Villafranca, Claudio Cavalieri che ha quarant’anni e Andrea Squillaci che è impegnato all’università e che si è appena laureato. La nostra forza è il gruppo, un gruppo di ragazzi dai 18 ai 40 anni. Noi cerchiamo di arrivare il più lontano possibile perché ci divertiamo e puntiamo al massimo possibile. Ripeto, il segreto di questa squadra è la coesione del gruppo che fino ad ora ha fatto bene perché sa fare veramente squadra.
Vari giocatori fuori categoria, come Squillaci, Bellomo e Centorrino, ma soprattutto un gruppo ritrovato ed il sempre verde Cavalieri. Cosa vi manca per fare il salto?
Se qualche giocatore è fuori categoria, come tu hai detto, di sicuro poteva scegliere squadre più importanti. Noi siamo assolutamente felici che Roberto Bellomo e Andrea Squillaci, che sono giocatori che potrebbero star bene nel campionato della categoria superiore, abbiano scelto noi perché hanno avuto il piacere di tornare a giocare a basket divertendosi e questo per noi è motivo di orgoglio. Centorrino purtroppo è stato un giocatore che ha avuto delle grosse difficoltà fisiche già in fase di preparazione estiva. Sta riprendendo adesso e noi speriamo possa tornare ad essere quell’atleta che è stato, cioè uno dei migliori giocatori della serie C per tanti anni. Per fare il salto di qualità sicuramente ci manca qualccosa a partire da un lungo che non abbiamo e che non abbiamo cercato. Non abbiamo mai pensato, in realtà, di fare il salto, non era nei nostri progetti e nelle nostre idee. Per cui continueremo così fino in fondo, quel che viene viene, viviamo alla giornata e per noi è stato e continua ad essere un campionato per noi stessi, per divertirci e vedere di prendere quel che viene.
La società ha le idee chiare, la crescita è alla base. E’ per questo che avete un gruppo di dirigenti che lavora 24 ore al giorno per le vostre esigenze?
Io ho sempre detto che una società può esistere solo se riesce a trovare un gruppo di persone capaci di dedicare il proprio tempo a fare i dirigenti. Spesso ho ripetuto una frase che il professore Fotia ripeteva continuamente ovvero che la cosa più importante di una società è la competenza dei dirigenti che stanno all’interno di un gruppo. Noi siamo riusciti a trovare un gruppo di appassionati come Squillaci, Di Bella, Giovani e Mento che dedicano il loro tempo, cosa importante, per seguire questa società. Non è una società ricca, parte dalla base. In collaborazione col Cus Unime abbiamo iniziato a formare un gruppo di giovanissimi, dagli under 13 agli under 18. L’under 15 sta facendo bene, è già arrivata alla fase regionale di eccellenza e per noi questo è il fiore all’occhiello; vogliamo riuscire in poco tempo a costruire un settore giovanile su cui puntare e su cui poi fare progetti sicuri. In questo momento ci dobbiamo assestare e non abbiamo interesse a fare il passo più lungo della gamba. Stiamo costruendo perché questo deve essere un punto di partenza.
Siete sulla carta la squadra sorpresa dell’anno, sempre che di sorpresa si possa parlare; qual’è il vostro segreto?
Non so se siamo la squadra sorpresa, di sicuro all’interno del nostro roster ci sono giocatori di indiscusso valore. Non è una squadra completa perché non abbiamo un lungo di ruolo. L’unico è Fabrizio Ioppolo, splendido quarantacinquenne, che tra l’altro con il suo lavoro si può impegnare con noi a singhiozzo. Per cui non eravamo e non siamo una squadra accreditata a lottare alla pari con gli Svincolati. Loro hanno messo in piedi una squadra molto attrezzata e ben costruita per fare il salto di categoria. Sulla carta, a bocce ferme, ci sono anche altre formazioni più attrezzate di noi per contendersi il ruolo di leader. Ci siamo, e a questo punto vediamo come andrà a finire.
Coach Baldaro, una vita spesa nel basket siciliano e soprattutto messinese, dagli albori della serie A a tutte le categorie minori, cosa ti aspetti dalla tua squadra e da questa società? Qual’è il tuo sogno nel cassetto?
Coach Baldaro è un ragazzo che ha iniziato a giocare da ragazzino e non ha mai smesso. Non ha smesso perchè continuare a fare l’allenatore significa continuare a stare dentro il gioco. Coach Baldaro è un uomo impegnato nella sua professione, nel suo lavoro, ma che la sera non riesce a stare lontano dai campi da gioco. L’orgoglio e il piacere è quello di aver cresciuto generazioni di ragazzi che si sono stretti e mi sono stati vicini nei vari progetti che si sono susseguiti da quando ho cominciato con il gruppo della Liberale, alla Mia basket, alla Basket School e adesso al nuovo progetto con la Fortitudo. Tanti di questi ragazzi li ritrovo quest’anno, ma il piacere di sicuro per gente che fa questo come me, non di professione ma per puro divertimento ed amatorialità, è proprio avere questo contatto con ragazzi che diventano uomini, che diventano padri. Ho ricordato poco fa che Adorno, Bonfiglio e Bellomo, hanno cominciato con me addirittura dal minibasket. Oggi Adorno è padre e Bellomo è un giocatore affermato che può giocare in categorie superiori. La bellezza di questo sport o meglio ancora di questa situazione è il rapporto che tu riesci a creare con l’ambiente, con i ragazzi che cresci e con un gruppo che si forma nel tempo. Non è una professione ma secondo me va al di là della professione perchè fare attività sportiva così e mantenere questi rapporti è sicuramente la cosa più bella che ti rimane. Dalla mia squadra mi aspetto che continui a far bene, ma se non dovesse riuscirci noi non ce ne faremo sicuramente una malattia, nè un cruccio. Va bene comunque perchè il nostro obbiettivo quest’anno, come ho ripetuto più volte, è quello di divertirci e stare insieme. Dopodiché il mio sogno nel cassetto è quello di stare bene insieme con le persone con cui sto bene, fare sport e non chiedo niente di più.
@Simona Mangano
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