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Messina | Ripartire da dove si è iniziato

Mettere da parte le responsabilità, questa dovrebbe essere la parola d’ordine in seno all’Acr Messina. Ma facciamo una breve verifica di ciò che è stato, prima di vedere come sarà.

La tifoseria aveva chiesto al presidente Sciotto di defilarsi e prendere dei collaboratori competenti per ripartire. Fatto! Accordo con i vertici del Camaro, incarico di Ds a Fabrizio Ferrigno che, proprio nel momento in cui aveva già preso contatti con la maggior parte dei giocatori che avrebbero fatto parte del nuovo Messina, deve abdicare per problemi di salute. Quindi, si dirotta su Antonio Obbedio. La proprietà mette a disposizione un più che sostanzioso budget.  Buona organizzazione del ritiro, da livello di serie superiore, ottima presentazione e via.

Tutte le ciambelle non riescono col buco. Saltata la Coppa Italia, per evidente disinteresse a quella manifestazione, in campionato le cose non vanno come dovrebbero ed allora si cambia. Via Cazzarò, via Obbedio, Pasquale Rando, direttore tecnico,  decide di farsi carico di allenare la squadra che, la stessa dirigenza, reputa incompleta con la consapevolezza di dover arrivare al mercato dicembrino per snellire ed integrare la rosa. Giusto così! Se non fosse che arriva la sconfitta nella gara meno attesa ma più importante.

Il Comandante e gli ufficiali abbandonano la nave per ultimi. Anche se l’etica richiederebbe una presa di coscienza sulla definizione delle soggettive responsabilità e conseguenti dimissioni di forma, la sostanza richiede, invece, il prodigarsi perchè quanto di buono fatto non venga perduto. Troppo facile per ufficiali ed equipaggio buttarsi in acqua lasciando Comandante ed ospiti della nave a bordo. Corretto rimboccarsi le maniche, aiutare gli altri e, se possibile, portare la nave in un porto sicuro.

Ripartire da dove si è iniziato. Tutto il gruppo Camaro ha avuto, sin dall’inizio, l’incarico di portare il proprio bagaglio d’esperienza calcistica per dare una logica strutturazione ad una neo-società nata erroneamente in forma amorevole-patriarcale ma che, grazie anche al prodigarsi di Paolo Sciotto,  figlio del presidente, voleva rimettersi al passo con gli attuali sistemi di gestione delle “cose pallonare”. Ora, non ce ne voglia il presidente Pietro Sciotto, ma riteniamo giusto e doveroso l’intervento del figlio nel post gara di domenica scorsa, in cui si evidenziava la scarsezza dimostrata in campo dalla compagine biancoscudata (non si possono non sottolineare gli elementari errori di fraseggio quasi da squadra amatoriale), con la conseguente richiesta di rivalutazione delle indennità percepite dai giocatori, in alcuni casi da serie superiore, ma, tornando all’eloquenza marinara, più discutibile non riunirsi, in separata sede, insieme ai propri diretti collaboratori per trovare le migliori soluzioni per salvare la nave e ridare fiducia ai tifosi, a chi, quella maglia, non l’abbandona.

Siamo arrivati al punto di non ritorno (cit.Paolo Sciotto). In conclusione, non è il momento di scherzare, non è il momento di tirarsi indietro o si salvano tutti o si affonda tutti insieme. Si decida se prendere un direttore sportivo  e/o un allenatore, si valuti quali giocatori mandar via e quali prendere, lo si faccia insieme, ma nessuno dal presidente al magazziniere (prendiamo anche questi ultimi, come quanto scritto nel comunicato di dimissioni di domenica sera) si permetta solo di pensare di lasciare “quella maglia”.  Si eviti, così, di tradire chi ha messo i soldi, chi il proprio lavoro e chi  mette sempre la propria passione.