Un finale di 2019 intenso per Vincenzo Nibali. No, non stiamo parlando di gare per quanto riguarda lo “Squalo dello Stretto”, ovviamente, ma il campione classe 1984 ha avuto modo di rilasciare alcune dichiarazioni importanti in questi ultimi giorni dell’anno. In primo luogo il vincitore di tutti e tre i Grandi Giri ha parlato a lato della consegna di un premio nella sua città natale da parte del “Rotary Club Stretto di Messina”. “Un riconoscimento che fa molto piacere, dato che non capita spesso di riceverne proprio in questa città – spiega Nibali a TuttoStretto.it – Il mio 2020 è già completo e il programma delineato, ad eccezione di qualche piccolo cambiamento per avvicinarmi al Giro, come Milano-Sanremo, Tirreno-Adriatico o Liegi-Bastogne-Liegi cercando la migliore condizione. Le Olimpiadi saranno il fulcro e farò di tutto per ben figurare perché si corre con una maglia di grande valore e da onorare al massimo. La Vuelta può essere un passaggio importante in vista del Mondiale e la valuteremo”.

Oltre a questa chiacchierata su quello che farà in strada nella prossima annata, assumono maggior rilevanza le sue osservazioni su quello che sta avvenendo proprio sull’asfalto. Una serie infinita di incidenti nei quali, a farne le spese, sono troppo spesso i ciclisti. Ultimo in ordine di tempo quello accaduto nei dintorni di Fiuggi pochi giorni fa, dove un giovanissimo ciclista sportivo di 14 anni è stato investito da un’automobilista.

“Purtroppo siamo visti come un intralcio: oggi in Italia è sempre più difficile procedere su due ruote. Non c’è rispetto verso le bici e le strade sono sempre più pericolose, bisogna assolutamente fare qualcosa per evitare questa mattanza”. Il siciliano analizza quanto successo a Fiuggi nello specifico. “Il ragazzo era in squadra e avanzava sulla destra, non so come sia andata la dinamica dell’incidente, ma le macchine che ti passano accanto di solito creano uno spostamento d’aria importante – sottolinea ad Adnkronos –  Quando mi alleno vado intorno ai 40-45kmh e in questo senso rallento meno le automobili, ma proprio oggi ero in sessione assieme ad Antonio Tiberi e un automobilista ci ha urlato di stare in fila”.

La situazione, secondo Nibali, peggiora ulteriormente quando si procede in città. “Vedo sempre tanta fretta, ma poi li ritrovi al semaforo qualche decina di metri dopo. C’è esagerazione, una vita frenetica, sono sempre al limite e così vengono trascurate tante cose”.  Un malcostume tutto italiano, secondo il siciliano. “Purtroppo è un problema tutto nostro. All’estero si sono sviluppati in modo diverso. Dalle politiche degli anni ’60 in poi ci hanno fatto crescere dentro l’automobile, con il risultato che oggi le strade sono fatte solo per loro. Bisogna intervenire, anche per essere in linea con gli altri paesi europei: sulla strada tutto sta nel buon senso e nel rispetto”.

@Alessandro Passanti