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Quel pugno al cielo di Franco Scoglio, sia da sprone per Sciotto

In questi giorni di immobilismo, supposizioni, chiacchiere e nulla di fatto, torna in mente il formidabile tecnico eoliano Franco Scoglio, il professore.

Precursore dei tempi, fine psicologo e trascinatore delle folle.

Uno dei ricordi indelebili, per chi seguiva il Messina dei “bastardi”, era la sua entrata sul terreno di gioco del catino del “Celeste”. Pugno in alto verso gli spalti gremiti, bandiere al vento in mezzo a cori da rabbrividire. L’odore dei fumogeni compagno di viaggio dei minuti iniziali di gara.

Un pugno che significava e continua a significare tanto, sia per la squadra di calcio, che per Messina. Era il simbolo del riscatto, del non mollare mai, di esserci, del crederci fino in fondo, perché  Messina era ed è anche la città della speranza, di un futuro dove lo spirito di appartenenza deve tornare a splendere come il sole sulle nostre spiagge.

Ripartire da quel pugno in alto per programmare, ebbene sì,  programmare una squadra e un’annata simbolo di un segnale da tanto tempo atteso.

Di sovente la staticità lascia il tempo che trova, bisogna interpretare la realtà dei nostri giorni per concorrere con le altre realtà calcistiche. Scendere sul rettangolo verde per essere protagonisti, avere il coraggio e la voglia di aprire quel pugno simbolico, che allora per un tifoso e non solo significava tutto.

Costruire qualcosa che possa durare nel tempo, rifare un settore giovanile, linfa vitale per le società sportive.

Tutto questo vuol dire: programmazione, parola che purtroppo a tanti arreca fastidio.