Messina, calcio ed altro ancora. Qui, dove tutto finisce e tutto deve ricominciare
Messina distrutta dal terremoto, Messina ricostruita, Messina bombardata durante la guerra, Messina nel calcio che conta quando, nel 1962/63, l’allora Associazione Calcio Riunite Messina del Presidente Goffredo Muglia vinse il campionato di Serie B superando squadre come Bari, Lazio, Brescia, Verona, Cagliari, Parma, Verona, Udinese per citare quelle tra le più titolate di oggi, una cavalcata, quella della squadra di Mister Mannocci, condita da 15 vittorie, 4 pareggi e nessuna sconfitta nel “catino” del “Giovanni Celeste”. Quello stesso stadio che, vent’anni dopo, al tempo del Messina dei “bastardi” di Scoglio riusciva a contenere ben 30.000 tifosi. L’Acr Messina fu in Serie A dal 1963 al 1965, la sfiorò nel campionato 1986/87.
La Messina della serie A era quella così descritta da Emanuele Ferrara: “E la Villa Mazzini ben tenuta e poi la Fiera con l’Irrera Mare, e Piazza Cairoli con il Bar Irrera, luogo ideale di incontri e chiacchierate che tante generazioni di messinesi hanno amato e ricordato. E poi Nunnari con le sue insuperabili arancine e Borgia che gli faceva concorrenza. E Piazza Cairoli, una volta definita il salotto buono della città, dove un tempo pulsava la vita sociale, politica e intellettuale di Messina. E poi c’era il “Viale”, da tutti raccontato come una delle più belle strade d’Italia. Oggi l’aspetto esteriore è sicuramente cambiato. Quell’arteria lunghissima e larghissima che si stentava ad attraversare, adesso è divisa dai binari del tram, mentre un tempo si percorreva fino a Villa Dante senza interruzioni, è stata trasformata da nuove geometrie architettoniche, un misto tra moderno e retrò. Ma il fascino del “Viale” stava nel fatto che si illuminava di colori sfavillanti delle vetrine, di quelle ampie vetrine, luminose e illuminate che esponevano ogni tipo di merce. Vetrine alla moda che facevano tendenza, che imponevano i gusti, vetrine che si coloravano di toni diversi secondo le festività che ci facevano ricordare il Natale o la Pasqua, vetrine che richiamano alla memoria i tempi quando mia madre mi comprava il vestito della domenica o il cappotto alla moda da Rotino, o da Arcidiacono, oppure ai grandi magazzini Piccolo, nei pressi di quel negozio di caffè Barbera che profumava l’aria e rinfrancava l’anima.” ( Fonte Tempostretto)
Una città a misura d’uomo, ricca di manifestazioni estive come la Rassegna Cinematografica di Messina e Taormina, i Tornei Internazionali di Basket maschile e femminile, Cesare Lo Forte e Trofeo delle Stretto, il Ferragosto Messinese con i Giganti, La Vara, i concerti, la “10 ore notturna” nel circuito dei laghi di Ganzirri, la sua buona Università, una città rinata dalle macerie, città invidiata, visitata, una città viva. In seguito, un nuovo declino, chiusura di grandi magazzini, politica al servizio di sè stessa e non del bene comune, chiudono tante sale cinematografiche, chiusura di industrie, la Birra Messina, gli Aliscafi, degradata nel suo Arsenale e nei suoi Cantieri ed anche il calcio viveva la rappresentazione di questo lento declino riportando Messina tra i dilettanti. Ma, prima della fine del primo millennio un nuovo bagliore, il turismo ricomincia, la cultura torna, il Teatro, nello sport si distingue la P.C.R., squadra di basket femminile, dal 1994 al 2001 in serie A, come la Polisportiva giuseppe Rescifina anch’essa in massima serie dal 1996 al 2002 ed anche il calcio muove i passi verso l’alto, grazie, prima, ad Emanuele Aliotta che riesce a convogliare attorno a sè sia professionisti del mondo pallonaro che imprenditori, ed, in seguito, cede lo scettro alla famiglia Franza ed il nuovo Football Club Messina (denominazione che ricorda quella della prima vera squadra di calcio di Messina) ritorna in serie A nel campionato 2004/05, dopo ben quarantanni, vivendo almeno una stagione indimenticabile davanti ai quarantamila del nuovo stadio “Sanfilippo” e piazzandosi al 7° posto solitario.
Torniamo ai giorni nostri, grigi, scialbi, quelli di una città che sembra esser caduta in un lungo sonno, con i s giovani che schivano l’Università fuggendo da questa città alla ricerca di un lavoro che possa garantirgli un dignitoso futuro. E lo sport?Langue, pallacanestro, pallavolo, rugby, tutte in serie minori, qualche lustro grazie alla pallanuoto, prima al maschile e subito dopo con quella femminile arrivata ai vertici delle finali scudetto e, poi, “puff”, quasi sparita anche quella. Ed il Calcio? Beh, quello va molto…peggio, perchè dopo aver passato riguadagnato, dopo quasi un decennio, il professionismo con la promozione in Serie C, riperde tutto grazie ad un fallimento “protiano”, ritorna nel dilettantismo, ma sopratutto perde quasi totalmente la cosa più preziosa: la gente che lo segue. Così, quando quello che sembra l’unico imprenditore disposto a metter qualche soldino per riportare Messina nel “calcio che conta” abbozza una sorta di squadra, si ritrova senza pubblico ma, anche, senza saper trovare validi collaboratori (professionisti pallonari) capaci di sfruttare la nuova occasione per far rivivere quel “mausoleo”, oggi, chiamato stadio “Franco Scoglio”. Così, capita, in questo secondo anno di reggenza della prima squadra cittadina di doversi confrontare in un campionato dove c’è il Bari del (nientepopodimeno) presidente del Napoli De Laurentiis che, ovviamente, ha già prenotato la vittoria del campionato da prima che iniziasse, ed allora, non potendo lottare per il primo posto, il Messina cosa fa? Decide, comunque, di lottare per qualcosa: la salvezza!
Qualche pallida luce all’orizzonte cerca, comunque, di scaldare i cuori giallorossi di questa città. Il Città di Messina che, pur senza potenziali grandi investitori, mette in campo tanti giovani messinesi approdati con i loro sforzi in questo campionato di serie D ma, sopratutto, la società Camaro 1969 che nel breve volgere di un anno è riuscita, costruendo attorno una sana società dilettantistica, un piccolo gioiello che potrebbe essere visto come un segno di una nuova rinascita di tutto lo sport messinese, prendendo in concessione pluriennale (finalmente) il vecchio campo Marullo e trasformandolo in quello che ora è chiamato “Despar Stadium – Marullo”, dando così la possibilità anche a tante altre piccole realtà sportive cittadine di continuare a far sport in un moderno e vero campo di calcio.
Ci sono persino tanti lampi di piccole luci che cominciano a brillare di luce propria in altri sport, nel Tennis, nel Tennis Tavolo o ping pong che dir si voglia e speriamo che si riesca a raggiungere quella che ad oggi è l’unica vera stella dello sport messinese: Vincenzo Nibali.
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