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CALCIO MESSINA – Quando la poesia sconfisse il Taranto

Era una bella giornata di sole, quella di quasi quarant’anni fa.

Lo stadio ” Celeste” era stracolmo , come di consueto. Il Messina viaggiava sulle ali dell’entusiasmo, sospinto dai suoi impareggiabili tifosi e dal professor Scoglio in panchina. In campo i suoi bastardi, ai bordi il mitico massaggiatore Ciccio Curro’ e il dottore Ricciardi. Era la mitica stagione 1986/87.

Dopo diverse azioni da rete sprecate, i giallorossi si portano in vantaggio con una precisa conclusione dell’infaticabile Mossini.

Calciatore generoso e impagabile.

La musica non cambia nella ripresa, è il Messina a condurre le redini del gioco. Ci provano testolina d’oro Orati in mezza girata, Catalano , Vendittelli, ma la palla non entra. A pochi passi dalla porta sbaglia Diodicibus. Il Taranto con il sontuoso Maiellaro in cabina di regia sfrutta l’unica occasione della gara. Corre l’89’ quando mister Scoglio, prima di una battuta di un corner a sfavore, avvicenda Diodicibus con Petitti. I pugliesi battono prima che il difensore possa andare a difendere, il direttore di gara che, in precedenza aveva negato due rigori ai padroni di casa che sembravano lampanti, lascia correre. Ecco spuntate la testa del palermitano, difensore destro, Rosario Biondo ed è il pareggio.

Cala il silenzio Una squadra che avrebbe meritato di stravincere vede i due punti svanire. Sembrano essere stati inutili le discese a testa alta di Bellopede e il gioco da orchestra dei siciliani.

A prevalere stavolta non è  la beffa, ma il volo delle colombe che sorvolano il “Celeste”.

A tempo scaduto, una punizione perviene sulle scarpette di Catalano che parte palla al piede saltando gli avversari come birilli. Uno, due, tre, è gol. È l’apoteosi. Vincono i bastardi di Franco Scoglio, vince il Messina.

La beffa, fra le lacrime dei tifosi peloritani, diventa poesia. Diventa storia. Diventa calcio.