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Il desiderio di normalità al tempo del Coronavirus. Lo sport confinato sullo sfondo

Mentre ci apprestiamo a terminare la terza settimana di restrizioni a regioni unificate, si fa sempre più pressante la voglia di sapere quando si riuscirà a tornare ad una quotidianità che abbia quantomeno una parvenza di normalità. Si tratta di una richiesta a cui risulta quasi impossibile rispondere con precisione, a prescindere dalle sensazioni positive degli ultimi giorni che comunque portano con sé il tragico fardello degli oltre diecimila decessi.

Ma non solo, perché anche l’economia del Paese rischia di andare incontro a un tracollo che potrebbe determinare conseguenze gravissime per buona parte della popolazione da Bolzano a Ragusa. Mentre il Governo discute e comunica di essere sulle mosse di lanciare ufficialmente alcune misure volte a contrastare questa nuova crisi, purtroppo c’è già chi si ritrova in ginocchio o quasi, non sapendo più dove andare a pescare le risorse necessarie per andare avanti. 

Il Coronavirus, infatti, sta gravando anche sulla condizione psicofisica degli italiani, sull’orlo e talvolta già al di là dell’esaurimento nervoso. E purtroppo è sufficiente fare un giro sui social per rendersene conto. Lo stesso vale per tutti coloro che operano in prima linea contro l’epidemia, costretti a contrastarla senza supporti adeguati mettendo a rischio la loro stessa vita. Bisognerà senz’altro far tesoro di quanto stiamo vivendo e, proprio per questo, occorrerà restituire dignità e valore alla sanità che negli anni è sempre stato uno dei settori “privilegiati” in materia di tagli. Lo si deve anche a chi purtroppo non è riuscito ad avere la meglio nella partita con il Covid-19.

Normalmente questo giornale si occupa di sport, provando a fornirvi più notizie possibili sulle varie realtà messinesi senza lasciar passare inosservati gli echi provenienti dal resto della Sicilia e, in alcuni casi, dalle altre regioni. In questo momento, però, anche lo sport sta vivendo la sua quarantena, peraltro necessaria per evitare che da strumento di trasmissione di valori socioculturali si ritrovi ad essere fonte di diffusione del virus. 

Si pensi alla Serie A, che dopo le ultime partite disputatesi (peraltro fortunatamente a porte chiuse) ha iniziato a fare i conti con i primi contagi ufficiali. Ciò, unitamente ai veri e propri bollettini di guerra che la Protezione Civile riporta ogni giorno, rende tuttora impraticabile la sola idea di ricominciare ad allenarsi. Nonostante quello che possano pensarne in Lega o negli uffici presidenziali di alcuni club, preoccupati più di perdere introiti o possibilità di regalarsi un trofeo che di contenere i danni dell’epidemia. Probabilmente non tutti hanno realizzato davvero cosa è successo e cosa purtroppo continua ad accadere, non tutti hanno visto le immagini di Bergamo, giusto per citare uno tra i casi più rappresentativi dell’emergenza.

È pur vero che la crisi non risparmia le società sportive, molte delle quali senza aiuti rischierebbero anche di scomparire al termine della crisi in atto, ma in questo momento il pallone non può che essere sgonfio. È così per quel che riguarda il rugby, con la FIR che ha deciso di concludere definitivamente la stagione 2019-20, lo è parzialmente per il basket, che ha visto chiusura anticipata delle attività organizzate dai comitati regionali, mentre pallavolo e soprattutto il calcio stazionano in una sorta di limbo.

Fonte: orizzontesport.it

Fine aprile, il 3 maggio, metà maggio, da inizio giugno: si sente spesso parlare di date e sembra che lo si faccia senza grande cognizione di causa. Di sicuro il tornare sui campi sarebbe qualcosa di davvero positivo, sia perché significherebbe che l’emergenza quantomeno sia sul punto di essere superata sia perché lo Stivale ritroverebbe una delle fonti primarie di svago. Non significa sottovalutare i dati che ormai ci vengono sottoposti ad ogni orario e in ogni forma, ma la voglia di normalità riguarda anche questo, è innegabile. Solo che le priorità attuali sono altre e, assieme alla salute e alla sicurezza della popolazione, forse sarebbe più opportuno che Federazioni e Leghe concentrassero i propri sforzi per far sì che la crisi lasci meno buchi possibili nel momento in cui si potrà ripartire concretamente. Uno spunto può provenire dalla Germania dove i quattro club impegnati in Champions League hanno istituito un fondo solidarietà per i club di Bundesliga e di Zweite Liga: Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Lipsia e Bayer Leverkusen, infatti, doneranno 20 milioni di euro, frutto dei 12,5 milioni che i suddetti club hanno deciso di non incassare dai media più altri 7,5 fuoriusciti direttamente dalle casse delle società.

Nel frattempo, chi non dovesse riuscire a fare a meno di vivere lo sport sui piccoli schermi può sempre servirsi della tecnologia per andare ripescare le grandi imprese del passato: ad esempio l’arrivo di Marco Pantani a Les Deux Alps nel 1998, gli scalpi inglesi dei club italiani nelle notti europee (si pensi al Genoa ad “Anfield” nella Coppa UEFA 1991-92 o alla Fiorentina a “Wembley” nella Champions League 1999-00), le affermazioni intercontinentali del Settebello e del Setterosa, l’oro al Campionato del Mondo di pallavolo femminile del 2002 o i numerosi podi ottenuti dalla nazionale maschile sotto il mandato Montali, i duelli tra Senna e Prost, i Mondiali di Valentino Rossi, i canestri di Myers all’Europeo del 1999 e, perché no, i fasti della biancoscudata.

Per il resto non c’è molto da fare se non osservare le disposizioni utili a salvaguardare noi e chi ci sta vicino e quindi ottimizzare l’azione di contrasto alla diffusione del virus. Solo così potremo tornare a impossessarci della normalità andando a riprendere tutto quello che abbiamo lasciato in sospeso, dal lavoro agli sport passando per ogni altra attività.