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Alla Caserma “Bonsignore” ricordati i caduti di Nassiriya. Presente il Ministro della Difesa Trenta

Ancora una volta la Città dello Stretto  ha voluto ricordare coloro che quel 13 novembre 2003 persero la vita a Nassiriya, all’interno della base italiana dove operava il comando dell’operazione “Antica Babilonia”.  A farla esplodere fu un commando kamikaze. 19 le vittime, tra queste i carabanieri siciliani Giovanni Cavallaro, sottotenente, originario di Messina; Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante di Messina; Giuseppe Coletta, brigadiere di Avola; Ivan Ghitti, brigadiere di San Fratello; Domenico Intravaia, vice brigadiere di Palermo; Horacio Majorana carabiniere scelto, di Catania; Emanuele Ferraro, caporal maggiore scelto dell’Esercito, di Carlentini.

A loro, all’interno della Caserma “Bonsignore”, sede del Comando Interregionale Carabinieri “Culqualber”, è stato inaugurato un monumento attorno alla quale si sono riunite le famiglie che speravo in un loro rientro a fine missione e che invece, hanno dovuto convivere con il vuoto lasciato da chi, per servire la patria, si è sacrificato. Ad inaugurarlo il Ministro della Difesa Trenta, alla presenza del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Generale Giovanni Nistri, il Comandante Interregionale Generale Luigi Robusto e le massime Autorità civili, militari e religiose della Sicilia.

L’opera, realizzata in modo artigianale dagli alunni dell’istituto artistico “Ernesto Basile” di Messina è costituita da un piano d’Altare in pietra siciliana lavorata a mano, che poggia su 4 gambi di rose,in acciaio, sorretti alla base da 4 pietre, provenienti delle Terre di origine di ciascun caduto siciliano, che circondano una roccia rossa giunta direttamente da Nassiriya. Le quattro pietre italiche abbracciano la pietra irachena e “rappresentano simbolicamente le gocce di sangue, che, sgorgate dal sacrificio dei caduti, hanno fatto fiorire una rosa”. Infatti dalle 4 pietre affiorano 5 rose in ferro battuto, in ricordo di ciascuno dei caduti siciliani, sovrastate da un ripiano in pietra tipica siciliana.

Nel suo discorso il Ministro Trenta ha ricordato i caduti di Nassiriya come “degli eroi di questa nostra terra e del loro sacrificio come estremo atto di amore di chi ha dato la vita per questo lavoro. «Siamo in territori difficili, condizionati da un’odiosa criminalità organizzata che rappresenta un ostacolo al benessere civile. A tutto questo però si contrappone lo Stato. Il lavoro svolto con determinazione in questi anni ha inferto dei colpi fortissimi alle consorterie criminali. Attualmente le le organizzazioni criminali sono indebolite, ma la guerra alle mafie non può dirsi vinta e la presenza dello Stato è sempre più importante per questo. Il nostro impegno dovrà essere ancora più determinato e per questo dico grazie all’Arma dei Carabinieri che continua ad essere un presidio dello Stato vicino alla gente

Nassiriya per me – ricorda il Ministro – è un posto dell’anima dove ho lavorato tanto tempo e dove ho trovato una popolazione locale che parla continuamente degli italiani. Significa che abbiamo lavorato con il cuore e loro ci sono grati. Ci dicevano che eravamo fratelli anche nel sangue. Gli italiani e i carabinieri sono i migliori nel ricostruire le possibilità di un popolo quando si passa da un conflitto alla pace. E per questo dico grazie ai Carabinieri”.