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L’EDITORIALE. Messina stop alibi, si salvi chi può

Ennesima sconfitta incassata in un campionato da chiudere al più presto. Anche contro il Catanzaro, i biancoscudati fra le mura amiche, una volta invalicabili anche per il Milan, cedono l’intera posta in palio ed, a tratti, senza colpo ferire.

Evidenti i limiti di una squadra che schiera la difesa più battuta del torneo e avara di un gioco adatto alla categoria.

A sei giornate dal termine, si gioca ormai a carte scoperte ed è palese la qualità di un organico che sin dalle prime battute aveva destato parecchie perplessità.

Malgrado il susseguirsi sulla panchina peloritana di ben tre allenatori, si denota perennemente la mancanza di sovrapposizioni sulle corsie esterne, la scarsa propensione alla marcatura ad uomo, quando le circostanze le richiedono, in primis sui calci piazzati. E poi, l’inesistente ricerca di una verticalizzazione offensiva e per finire l’errata lettura della tattica dell’off-side e di schemi vincenti sulle punizioni che a volte si trasformano in boomerang per i messinesi.

Queste solo alcune defezioni di una compagine che si chiama Messina.

Rimangono sei gare che devono essere interpretate come delle finali, per evitare spiacevoli sorprese.

Il compito della società, la quale non ha mai ufficializzato il direttore generale, figura fondamentale se realmente preparata, lo scorso anno docet, appare arduo.

Difficile anche il lavoro che dovrà intraprendere lo staff tecnico.

Interpretare l’incontro prima e durante i minuti di gioco, scegliere i moduli adatti e i calciatori in grado di portare a termine lo spartito. Questi alcuni punti basilari.

Fondamentale valutare le qualità tattiche e tecniche degli elementi componenti la rosa a disposizione, non tralasciando il fattore psicologico e senz’altro umano. I numeri non mentono e raccontano di una difesa colabrodo e di una squadra in difficoltà.

È giunto il momento di schierare una formazione votata al sacrificio e che non si arrenda alle prime avversità. Un undici che riduca al minimo gli errori e che sappia cosa significhi indossare la casacca del Messina.

Si salvi chi si può salvare e, quindi, schierare per mantenere almeno la serie C.