Cosenza – È morto Padre Fedele, il frate ultras difensore degli ultimi:
È morto Padre Fedele, il frate ultras del Cosenza e difensore degli ultimi: il suo ultimo desiderio nel letto d’ospedale
Personaggio carismatico e amatissimo dalla gente: nutriva una grande passione per il calcio e in particolare per la squadra del Cosenza
È morto all’età di 87 anni Padre Fedele Bisceglia, figura carismatica e controversa, per decenni simbolo di solidarietà e fede nella comunità cosentina. Era ricoverato da settimane nel reparto di geriatria di una clinica alle porte della città. La notizia della sua scomparsa ha scosso profondamente Cosenza, dove era amato non solo per il suo impegno con i più fragili, ma anche per il legame viscerale con il Cosenza Calcio.
Il frate con la sciarpa rossoblù
Icona riconoscibile della città – barba bianca, tonaca francescana e la sciarpa del Cosenza sempre al collo – Padre Fedele si era guadagnato l’affetto di migliaia di persone con la sua dedizione assoluta verso gli emarginati. Dopo un’esperienza missionaria in Africa, rientrato in Calabria aveva fondato l’Oasi Francescana, diventata rifugio e casa per centinaia di senza tetto e persone in difficoltà. Quando fu costretto a lasciare quella realtà, diede vita al “Paradiso dei Poveri”, associazione con sede a Donnici, dove ha continuato fino all’ultimo a offrire pasti caldi, letti e conforto spirituale a chi non aveva nulla.
La fede come servizio e voce dei dimenticati
Il suo messaggio non si limitava alle opere concrete. Padre Fedele era spesso presente sui media locali, dove ribadiva il valore del servizio ai poveri come cuore della sua vocazione. Per lui la carità non era un’attività accessoria, ma una missione totale, «una vocazione nella vocazione», come amava definirla.
Dalle accuse all’assoluzione: una lunga ombra
Nel 2006, la sua immagine pubblica fu stravolta da un’accusa di violenza sessuale da parte di una suora. L’arresto e il clamore mediatico portarono alla sua sospensione dalle funzioni religiose e all’allontanamento dall’Ordine dei Cappuccini. Per anni il suo nome rimase associato al processo più che alle opere di bene. Solo nel 2015, la Corte d’Appello lo assolse con formula piena, confermata l’anno successivo anche dalla Cassazione: «Il fatto non sussiste». Nonostante la riabilitazione giudiziaria, la Chiesa non accolse mai la sua richiesta di reintegro nel ministero. Negli ultimi giorni di vita, secondo fonti locali, avrebbe espresso il desiderio di poter celebrare un’ultima Messa. Il vescovo di Cosenza, monsignor Giovanni Checchinato, lo aveva visitato manifestando apertura a un possibile riavvicinamento, ma la morte è arrivata prima.
L’abbraccio della città
L’annuncio ufficiale della scomparsa è arrivato dalla pagina Facebook dell’associazione “Il Paradiso dei Poveri”, dove si legge: «Padre Fedele ha dedicato ogni giorno della sua vita agli invisibili, lasciandoci un’eredità di carità, giustizia e fede». Il messaggio si chiude con una delle frasi che più lo rappresentavano: «Si deve concedere perdono al fratello per riceverlo da Dio». Numerosi i messaggi di cordoglio, tra cui quello del senatore Mario Occhiuto, ex sindaco di Cosenza: «Padre Fedele c’era sempre. Anche nei momenti più bui della mia vita, lo ricordo in silenzio, all’altare, come a dire “sono con te”, senza bisogno di parole. Ha vissuto per gli ultimi, con un’umanità rara».