ARTI MARZIALI – Francesca Lucia promuove il corso “Don’t Touch Me” contro le aggressioni
Francesca Lucia inizia a praticare arti marziali più di 25 anni fa con il Karate Kyokunshinkai. “All’epoca – come la stessa racconta – “ero venuta a sapere della presenza a Messina di un grande Maestro giapponese, Shihan Tsutomu Wakiuchi, allievo diretto del fondatore di questa disciplina, Sosai Masutatsu Oyama. Mi affascinò la sua storia e la potenza di quest’arte giapponese e l’idea di poter apprendere e studiare un’arte marziale direttamente da una leggenda, mi fece iniziare questo cammino marziale”.
Quali sono le differenze tra il karate Kyokunshinkai ed il Brazilian Jiu Jitsu, disciplina che pratichi attualmente?
“Ti posso dire cosa hanno in comune dal mio punto di vista. Entrambe le discipline, a differenza di molte altre arti marziali, hanno in comune il contatto pieno ed in entrambi gli allenamenti, lo sparring con un compagno non collaborativo è parte integrante e necessaria. Questo fa sì che le due discipline siano estremamente utili ed efficaci per la difesa personale. Con un aspetto che, tuttavia, le differenzia e che, personalmente, mi ha fatto propendere negli ultimi dieci anni verso la pratica del BJJ: il karate kyokushinkai si basa su tecniche di attacco e di difesa in piedi che comportano la gestione di una certa distanza rispetto all’avversario, presupponendo, quindi, che a terra non si debba mai arrivare. Ciò, in linea di principio, è corretto, arrivare a terra in una colluttazione non è proprio auspicabile. Tuttavia, è ciò che accade nella maggior parte delle aggressioni e, direi, nel 99% delle aggressioni ai danni di una donna. Ho sperimentato che quando si arriva a terra conoscere o meno le tecniche del BJJ fa la differenza tra il soccombere e il guadagnare come minimo una via di fuga o addirittura attaccare, specie per una donna o per qualsiasi soggetto fisicamente “più debole”.
Quali sono i valori che il BJJ promuove?
“Volendo riassumere in un unico termine il complesso dei valori che si coltivano con la pratica del BJJ e delle arti marziali in generale, direi l’equilibrio. L’equilibrio, infatti, è per me la sintesi e l’armonia perfetta di molteplici valori tra i quali la stabilità, la consapevolezza, il controllo, la determinazione, la fiducia. Essere in equilibrio o trovare il proprio equilibrio ci consente di raggiungere quello stato di benessere fisico, mentale e affettivo che non solo ci rende migliori nelle relazioni con gli altri ma ci viene in aiuto per affrontare le turbolenze della vita.
La pratica del BJJ insegna la fluidità, la concentrazione, la flessibilità e la capacità di agire e reagire in maniera veloce che – se ci si pensa bene – è la base per stare in equilibrio, in senso fisico. Ecco, ciò che avviene nel nostro corpo ugualmente avviene nella nostra mente e, oggi più che mai, possiamo dire quanto l’equilibrio, quello mentale intendo, sia di vitale importanza sociale”.
Cosa rispondi a chi la vede come una disciplina violenta?
“Considerato il grado di violenza sociale a cui assistiamo ogni giorno, credo siano rimasti in pochi coloro i quali possano pensare al BJJ come ad una disciplina violenta. Penso, viceversa, che la necessità di imparare a difendersi sia diventata oramai una priorità per tutti. Tra l’altro, in un momento storico in cui è acceso il dibattito sui limiti della legittima difesa, il BJJ è l’arte marziale perfetta per l’uomo di strada e per le forze di polizia, perché basandosi su tecniche di controllo e sottomissione dell’avversario, consente di neutralizzare un attacco o anche solo un pericolo di attacco senza causare gravi e permanenti danni fisici all’aggressore. Da un punto di vista strettamente legale, da giurista posso confermarti che questo è un aspetto che non va sottovalutato”.
Ritieni quindi sia una disciplina adatta a tutti?
“Ritengo sia una disciplina che tutti dovremmo e potremmo conoscere. Tralasciando gli aspetti strettamente tecnici che, mi rendo conto, talvolta richiedono specifiche capacità fisiche, ritengo che il BJJ possa essere praticato da chiunque anche soltanto per imparare ad adattare certi movimenti naturali e certe reazioni istintive per renderli più efficienti ovvero in grado di raggiungere il miglior risultato con il minimo sforzo.
Ti porto un esempio: chiunque arrivi a terra userebbe istintivamente le proprie gambe per scalciare e spingere via un aggressore. Praticando il BJJ impari a “fare guardia” ovvero impari ad usare le tue gambe in maniera non scomposta e mirata a proteggere le parti vitali, a recuperare spazio, magari a portare a terra il tuo avversario, il tutto semplicemente per rialzarti e fuggire. Il che, sembra facile ma di fatto non lo è, specie in momenti di concitazione, di paura e di affanno”.
Oggi sei promotrice di un corso tutto al femminile. Raccontaci di questo corso, su cosa si basa e cosa promuove.
“Sono promotrice molto orgogliosa di questa iniziativa che si sta rivelando veramente splendida e carica di soddisfazioni e che condivido con Giovanni Zumbo, istruttore del Ground Pressure Team di Messina. L’idea di far partire questo progetto era nell’aria già da tempo. Spesso in collaborazione con l’asd Global Fitness di Messina, presso la quale ci alleniamo, abbiamo organizzato giornate dedicate alla difesa delle donne e su invito da parte di molte scuole della città, abbiamo organizzato incontri di autodifesa. Ogni volta ho riscontrato tanto interesse e tanta partecipazione ma ritengo che – è necessario dirlo – incontri di un paio d’ore siano del tutto inutili da un punto di vista dell’apprendimento pratico concreto. Era necessario, quindi, far partire un vero e proprio corso strutturato con almeno due incontri settimanali, che permettesse di studiare e soprattutto praticare con costanza e continuità.
La particolarità di questo corso non è quella di essere semplicemente tutta al femminile. Le donne che vogliono praticare il BJJ sono le benvenute nel nostro Team e non sono poche quelle che già frequentano i nostri corsi. Tuttavia, pur ritenendo che il BJJ sia per tutti, mi sono resa conto del fatto che, soprattutto per le donne, fosse talvolta molto complesso superare certe resistenze mentali ed una iniziale diffidenza per cominciare a praticare un’attività fisica che richiede un certo impegno, che comporta il contatto corpo a corpo e che ti mette sotto stress.
Diciamo la verità, entrare su un tatami caldo e sudato di un normale corso di BJJ è tutt’altro che facile. La particolarità di questo corso sta nel fatto che qui le donne si avvicinano al BJJ in maniera più morbida ed in un ambiente ancora più protetto che è ciò che facilita il superamento di quei limiti che spesso una donna, di qualsiasi età, non atletica, non allenata, magari fuori forma o inattiva da tempo, si (im)pone. In questo corso, le donne praticano trovando ognuna il proprio spazio ed il proprio tempo, riscoprono il loro corpo praticando tecniche di mobilità, imparano movimenti basilari quali la caduta a terra e la rialzata in sicurezza, imparano a dare calci, pugni e gomitate ben assestate, studiano piccoli accorgimenti molto utili soprattutto a prevenire un’aggressione e semplici tecniche per svincolarsi da prese ed immobilizzazioni.
Il corso si chiama “Don’t touch ME” (ma noi lo chiamiamo #nunmattuccari) perché per prevenire le aggressioni la prima cosa assolutamente necessaria è quella di imparare a delimitare il nostro spazio prossemico ed essere assertivi con la nostra postura, con il nostro sguardo, con i nostri gesti e con la nostra voce nel dire NO, che significa non mi toccare, non voglio questo contatto neanche per scherzo, non ti avvicinare.
Parlando di questa esperienza con chi frequenta il corso, mi riferiscono di essersi avvicinate, pur non sapendo bene cosa aspettarsi, un po’ per curiosità, un po’ per la necessità di imparare a difendersi ed un po’ per rimettersi in forma. Hanno scoperto che non esistono tecniche infallibili contro ogni situazione e che in realtà la prontezza di riflessi, benché innata, va istruita, abituata ed allenata. Stanno sperimentando in prima persona che per imparare a difenderti devi iniziare un percorso che ti faccia acquisire consapevolezza e fiducia in te stessa e che l’essere più deboli fisicamente non significa non avere armi a disposizione per non soccombere.
Vederle puntuali sul tatami ogni martedì e giovedì alle 18 per me è una grande soddisfazione; è bello condividere sul tatami le problematiche riscontrate nel mettere in pratica le tecniche e trovare adattamenti e soluzioni ed è una grande gioia sapere che tutte tornano a casa rilassate, soddisfatte, divertite e soprattutto impazienti che arrivi il successivo allenamento. Da donna, da over 50 e da praticante, so bene quanto questa esperienza nel BJJ sia capace di cambiare in maniera importante la qualità della vita e delle relazioni e, proprio per questo, il mio desiderio era quello di creare le condizioni e l’opportunità perché altre donne lo potessero sperimentare”.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri.
“Da un punto di vista personale, l’obiettivo principale è continuare ad allenarmi con la stessa costanza dei miei primi dieci anni di BJJ appena trascorsi, completare il percorso di formazione arbitrale che ho intrapreso con l’Unione Italiana Jiu Jitsu e magari continuare a competere.
Mi auguro anche di implementare la presenza femminile al corso di autodifesa soprattutto intercettando l’interesse delle donne più giovani. Trovo sia paradossale che proprio le nuove generazioni, molto più emancipate di noi ed è anche molto più esposte ai rischi di violenza e aggressioni, siano di fatto apparentemente più indifferenti e disinteressate. Eppure i video che circolano sul web mostrano violente risse anche solo tra ragazze e orrendi atti di bullismo ai danni dei soggetti più indifesi, per non parlare del numero raggiunto delle giovani vittime di femminicidio.
Di fronte a questi eventi ci si chiede tutti cosa si debba fare. La risposta non è semplice: bisogna educare all’affettività, alla consapevolezza emotiva, bisogna promuovere la parità di genere, lottare il patriarcato, tutto corretto ma dobbiamo anche dire che tutto questo è un processo, lungo, e che occorre quel tempo che ora non abbiamo.
Ora, ciò che possiamo fare nell’immediatezza è “istruire” le potenziali vittime insegnando loro non già a rispondere alla violenza con altrettanta violenza ma insegnando a chi si sente più debole qual è la sua forza, a chi è insicuro ad acquisire sicurezza, a chi pensa di non avere via d’uscita a trovarla, a chi ha di fronte un ostacolo a superarlo, a chi si sente solo a scoprire di non esserlo. Ecco, questi sono i principi che promuove il BJJ e le arti marziali in genere e per questo rivolgo il mio invito a tutti ma soprattutto ai giovani ed alle donne ad entrare in una buona palestra e provare”.
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