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Giovanna Intelisano e il Karate “disciplina che mi aiutato a superare i miei limiti”

Giovanna Intelisano, atleta originaria di Catania, cintura nera II Dan di Karate, spiega che la sua passione per le arti marziali nasce da piccola, prima seguendo la sorella, anche lei karateca, poi il padre praticante oltre di karate, anche di judo e Kung fu.

Una disciplina, quella del Karate, che aiutato la Intelisano a superare i suoi limiti, grazie anche al maestro Angelo Tosto, amico del padre.

“Quando ho iniziato a praticare – spiega –  c’erano diverse ragazze nel dojo, ma la maggior parte, così come molti ragazzini,  hanno abbandonato. Onestamente non ho notato grandi differenze rispetto ad ora perché gli uomini sono sempre stati in maggioranza e ancora oggi sfortunatamente è così.  Il mio obiettivo è infatti quello di spingere le bambine e ragazze a praticare il karate,  così da essere in grado di difendersi qualora ce ne fosse bisogno.

Il Karate  – prosegue – permette un miglioramento della persona nella sua globalità. Migliora l’autostima, le capacità cognitive come la capacità di attenzione. Stimola la memoria grazie a modelli di tecniche ripetute, chiamati Kata che ogni karateka deve imparare.  Insegna il rispetto per il prossimo e difendere i più deboli.  Questa disciplina insegna a coordinare la parte superiore e inferiore del corpo grazie a delle tecniche specifiche. Potenzia tutto il corpo nella sua totalità e porta a un buono sviluppo psicofisico.
I benefici sono davvero tantissimi, ne potrei parlare per giorni”.

Il Karate Do  – disciplina che ha praticato  e che pratica la Intelisano, rispetto agli altri stili, è spirituale ed è praticato con la concezione di un “bushi” (guerriero), infondendo calma interiore e la ricerca del “Ki” (energia interiore). Poi fondamentale è l’efficacia della tecnica che può essere verificata solo nel combattimento reale in una situazione di pericolo. Nel karate sportivo invece l’obiettivo è quello della gara sportiva come ad esempio nelle olimpiadi. Quindi la forma è pulita, perfetta per renderla bella da vedere. Ci si allena al combattimento di gara artificiale mirato appunto all’agonismo e al fare il punto. Sono due discipline diverse, anche se appunto presentano lo stesso nome e tecniche uguali.

“Personalmente – spiega la karateca – per me ogni cintura è stata importante, perché si avvicinava sempre più al mio sogno da bambina di diventare cintura nera. Oggi, però so che la cintura nera rappresenta solo l’inizio di un lungo cammino che dura una vita. Gli esami di Dan, nella mia scuola che segue il tradizionale, sono determinati dal Tameshiwari, ovvero la rottura del mattone che definisce una vera e propria prova fisica, ma soprattutto psicologica.

E parlando delle tecniche –  afferma – non possiedo delle tecniche preferite, perché ogni tecnica è a sé e tutto dipende dalla situazione in cui ci si trova. Il pugno è sicuramente un attacco essenziale che bisogna sempre allenare, allo stesso modo le dita delle mani e piedi, che se allenate a dovere diventano delle vere e proprie armi di difesa.

Ho sempre praticato per me stessa migliorandomi giorno dopo giorno. Le mie soddisfazioni più grandi sono state soprattutto vedere il mio maestro orgoglioso di me e tutti i progressi che ho fatto sia nella mia vita, sia in questa disciplina. Ho avuto molte soddisfazioni anche con altri maestri che mi hanno notata durante molti stages a cui ho partecipato. Questa è una bella soddisfazione per me”.

“Per trasmettere la passione a chi inizia a praticare questa disciplina – prosegue – bisogna inizialmente specificare che tipo di Karate si pratica: sportivo o tradizionale? In base a questo è possibile spiegare a chi non conosce la differenza tra le due metodologie e distinguerle. Perché il Karate-Do è uno stile di vita che fa crescere la persona in tutti gli aspetti, soprattutto quello filosofico e spirituale”.

Parlando del futuro – conclude – ” intendo avere il mio Dojo di Karate e trasmettere soprattutto ai bambini.

 

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