Diciamolo chiaramente: Messina rischia di rimanere senza una “propria” squadra di calcio, cosa peraltro avvenuta in rare occasioni se si escludono i periodi delle due Guerre mondiali.
Situazione sempre più complicata per una città che, seppur in fase di ascesa dal punto di vista turistico, è sempre più in fase calante sia dal punto di vista imprenditoriale ed economico- sociale che da quello demografico considerata la continua diminuzione della popolazione cittadina.
In questo contesto anche i media non sanno più rispondere alla giusta e continua richiesta di informazione, che giunge dalla Messina sportiva e dall’ormai esiguo tifo Ultras, e si accartocciano su loro stessi ripetendo e riflettendo giornalmente come uno specchio le “non notizie” ed i comunicati che restano tali e non risolvono il problema principale: ci sarà una squadra che rappresenta Messina nel panorama calcistico nazionale?
Quindi, riassumendo, ci si ritrova con una società retrocessa in serie D, con una proprietà all’80% invisibile più quella al 20% imperscrutabile, con addosso una forte penalizzazione di punti ed il giudizio di custodia del Tribunale che, per le logiche regolamentari della Figc, avrà tempo sino al 10 luglio per pagare tutti i tesserati e riceverne le conseguenti “liberatorie”, senza le quali subirebbe in seguito la radiazione dai quadri federali. Tra l’altro, ove si verificasse che i soci riuscissero nell’opera di iscrizione al Campionato di Serie D, la città di Messina pretenderebbe che il proprio nome non venisse trascinato, con pietose prestazioni, in magre figure in giro per l’Italia.
Le altre ipotesi sono sulla bocca di tutti, magari in maniera confusa ma in parte plausibili. Iniziamo dalla Messana 1966, società promossa al Campionato d’Eccellenza. La società mira ad un campionato di consolidamento nella categoria. Il discorso che la vorrebbe “prima squadra cittadina” però urta con i programmi di rimanere nella sua tranquilla oasi di serenità. Dunque, non sembra che da parte della società ci sia la velleità di sostituire l’ Acr Messina. Cosa diversa per l’idea del Città di S.Agata che, nelle intenzioni, vorrebbe provare a spostarsi nel capoluogo per tentare la scalata alla Serie D o, prima ancora, spendere la possibilità di riammissione nelle stessa categoria in virtù della retrocessione scaturita ai playout.
Volutamente glissiamo sulle possibilità di cooperative volenterose, esperti advisor e incerti politici. Non crediamo possano rappresentare l’ àncora di salvataggio in uno “scongiurabile” nubifragio.
Oggi, dalle solite voci di corridoio, sembrano riaprirsi nuovi scenari che vedrebbero qualcuno ancora interessato all’Acr Messina di Cissè e Sciotto, soprattutto dopo la notizia che sarebbero stati saldati i contributi dei calciatori sino al mese di febbraio. L’operazione di cui non è certa la paternità, potrebbe essere antecedente ai dettami del Giudice del Tribunale di Messina Carlo Daniele Madia. Un passaggio di proprietà è, ovviamente, improbabile per le estreme difficoltà dovute sia alla situazione societaria poco chiara che ai nuovi paletti imposti dall’organo giudiziario.
Tutto questo ci riporta al problema iniziale: ci sarà una squadra chiamata Messina (sia SS, SC, US, FC, ACR o qualsiasi altra sigla, oggi come oggi, divenuta irrilevante) che ridia dignità alla città?
Post Scriptum: anche se poco importante, sia chiaro che il nostro ricordo dello scudo Acr Messina non è quello attuale (fasullo per incongruenza tra acronimo e anno di nascita: Acr Messina-1900) ma questo: