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Arti marziali | Roberta Leone e il Karate: “una passione che non passerà mai”

Roberta Leone, cintura nera, racconta che ha iniziato a praticare karate tra i nove e dieci anni. “Sono sempre stata una ragazza sportiva ma nessuno sport mi ha mai entusiasmato quanto il karate. Inizialmente il karate mi è stato posto come un gioco ma crescendo ho capito che solo praticandolo mi avrebbe aiutato a sfogarmi fisicamente e mentalmente in modo costruttivo”.

Spiega che “Karate significa mano vuota e consiste proprio nel difendersi senza nessuna arma o oggetto a disposizione. Il karate è un’arte marziale che si suddivide in numerosi stili. Uno tra questi è lo Shotokan. La pratica dello Shotokan è in genere divisa in tre parti: kihon (i fondamentali), kata (forme o sequenze di movimenti, ovvero un combattimento reale contro uno o più avversari immaginari) e kumite (combattimento). Le tecniche eseguite nel kihon e nei kata sono caratterizzate, in alcuni casi, da posizioni lunghe e profonde, che consentono stabilità, permettono movimenti forti e rinforzano le gambe. Le tecniche del kumite rispecchiano queste posizioni ma nello spostamento diventano più flessibili e fluide.

“II karate – prosegue –  differenza di altri sport, sviluppa sia l’aspetto fisico che l’aspetto psicologico. Aiuta a migliorare se stessi superando i propri limiti mentali ed aiuta a migliorare una serie di qualità, come agilità, flessibilità, riflessi, equilibrio, coordinazione tra i movimenti.  Ad ogni passaggio di cintura il karateka è sottoposto a un’esame per confermare le sue competenze. Si inizia dalla cintura bianca per poi passare alla cintura gialla, arancione, verde, blu, marrone e infine nera. Dopo aver raggiunto la cintura nera si avanza di grado ricorrendo ai Dan (primo dan, secondo dan e cosí via fino al quinto grado)”.

La Leone sottolinea che “questa disciplina mi ha insegnato a saper vivere. Mi ha aiutato ad affrontare sacrifici, a resistere agli sforzi senza lamentarsi e a superare gli ostacoli con una grinta e una tenacia sempre maggiori, senza mai arrendersi. Non è una disciplina che insegna violenza. Il karate insegna a difendersi. Ai giorni d’oggi sentir parlare di violenza è diventata un’abitudine. Violenza sulle donne, sui bambini, sugli anziani, sugli uomini. Saper difendersi è diventata una delle cose più importanti per salvaguardare la propria vita”. 

 “Ho dovuto  – conclude l’atleta parlando del futuro  – fare delle scelte che mi hanno allontanato dal karate. Senza alcun dubbio rimarrá una parte di me. La passione per questa disciplina non passerá mai”.

 

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